30.09.2021

Il calore del legno per accogliere gli alpinisti nel Bivacco Fanton (Parte 2)

Quando il lavoro diventa sfida, poi impegno e infine orgoglio

Lavorare in alta quota è straordinario.
Complicato, impegnativo, a volte scomodo, ma sempre straordinario.

È stato così anche per il rifacimento del Bivacco Fanton, nelle Dolomiti Bellunesi. Un progetto che ci ha permesso di vivere l'esperienza del lavoro a 2.667 metri di quota, in tutta la sua straordinaria essenza.

La preparazione

Dopo che lo Studio Demogo ci ha fornito tutti i dettagli architettonici del progetto per il Bivacco Fanton, è iniziato il nostro lavoro in laboratorio.

La produzione è partita alla fine di giugno, ma già il mese precedente avevamo selezionato con cura le tavole di larice e abete che dovevano essere utilizzate.

Le abbiamo sottoposte alla fase di calibratura per sgrossare e levigare il legno al decimo di millimetro uniformando tutto il materiale ad un unico spessore. Basandoci sui disegni progettuali, abbiamo impostato il nostro centro di lavoro a Controllo Numerico Computerizzato a 5 assi che ci consente di avere una precisione assoluta e di ottimizzare i tempi di lavorazione.

Il tutto poi è stato trattato con olio al naturale, per mantenere l’aspetto originale del legno e dargli una protezione di base.


Abbiamo messo in campo tutta la nostra esperienza artigianale anche nella fase di assemblaggio: i pezzi semilavorati sono infatti stati premontati nel nostro laboratorio per valutare eventuali anomalie ed evitare di dover fare adattamenti nella fase di installazione a Forcella Marmarole.

Il trasporto in elicottero

L’ultimo passaggio prima di iniziare l’installazione è stata la preparazione dei materiali e il loro trasporto in quota.

Abbiamo preparato 5 casse di 3x1,25 metri; ciascuna pesava 700 kg. A queste abbiamo dovuto aggiungere una cassa per l’attrezzatura e una rete per i viveri.

Insomma, un carico di non poco conto.

Lunedì 12 luglio l’elicottero era pronto nel piazzale della Val da Rin per iniziare il trasporto di tutto il materiale e del team di DolomWood.

Il tempo era pessimo e la visibilità molto ridotta, ma ormai era tutto organizzato e non potevamo cambiare i programmi. Per non rischiare abbiamo però trasportato solo 2 casse e una volta arrivati a Forcella Marmarole abbiamo iniziato a scaricare il materiale e ad organizzarlo.

Siamo rimasti lì per quattro giorni, lavorando incessantemente all’interno del Bivacco.

Il lavoro in quota

È difficile spiegare cosa si prova a lavorare dentro uno spazio ristretto a oltre 2.500 metri di altitudine.

In pratica dovevamo lavorare e vivere sempre nello stesso spazio: 12 o 13 ore di lavoro incessante e quando iniziava a fare buio ripulivamo tutto, mangiavamo e ci preparavamo ad affrontare la notte.

Fortunatamente siamo tutti appassionati di montagna e quindi la convivenza in bivacco non è stata affatto un problema.

Anche gli architetti dello Studio Demogo ci hanno raggiunto durante i lavori iniziali per tracciare le quote esatte per le partenze dei montaggi.

Dopo quattro giorni consecutivi a Forcella Marmarole, avevamo completato gli allestimenti necessari per montare i pannelli in legno e quindi siamo ridiscesi a valle.


A fine luglio il tempo si era stabilizzato e quindi siamo tornati al Bivacco con il resto delle casse, anche se le condizioni non erano mai ottimali per via della quota e del luogo impervio.
Eravamo 8 persone: il pilota dell’elicottero, due tecnici, noi tre di DolomWood e due aiutanti dei CAI di Auronzo.

Una volta scaricato tutto il materiale, il resto delle persone sono ridiscese a valle e siamo rimasti solo noi di DolomWood riprendendo il lavoro all’interno.

Le giornate erano sempre intense, ma la sera ci concedevamo il giusto riposo, godendoci la solitudine e osservando i dettagli di quello che stavamo facendo.

I primi giorni di agosto il bivacco era ultimato e a metà mese abbiamo completato anche le ultime finiture.

In totale ci sono voluti 20 giorni per il montaggio in quota, che sommati ai 15 della preparazione in laboratorio fanno capire la portata di questo progetto.

Il Bivacco Fanton ultimato

Pochi giorni dopo che si sono conclusi i lavori degli interni, lo studio Demogo ha fatto arrivare a Forcella Marmarole un ospite speciale: il fotografo olandese Iwan Bann.

Noto principalmente per le immagini che raccontano la vita e le interazioni che avvengono all'interno dell'architettura, Bann è stato invitato a fotografare il Bivacco Fanton proprio per la sua unicità ed il suo particolare stile architettonico.

Anche lui è rimasto colpito ed affascinato da questo progetto e dalla maestosità del luogo che lo accoglie.

Il risultato del nostro lavoro lo potete vedere dalle immagini.


È un lavoro dalle linee pulite, non ci sono profili o cornici. Tutto è accostato alla perfezione, senza elementi sormontati per correggere imperfezioni. Questo è dovuto sicuramente al fatto che avevamo premontato tutto prima, per avere una garanzia assoluta che nulla fosse fuori posto.

Cosa abbiamo imparato da questo progetto

Questo lavoro è sicuramente il più particolare e sfidante che abbiamo mai realizzato. Non tanto a livello di carpenteria, quanto per la singolarità del progetto e per la complessità della sua installazione in loco.

È stato stimolante lavorare con lo Studio Demogo e affascinante essere anche noi protagonisti di un’opera che accoglierà moltissimi alpinisti negli anni a venire. In tanti stanno già arrivando per vederlo, anche se ad oggi non è ancora utilizzabile a causa delle regole anti Covid.

Noi siamo tornati a Forcella Marmarole altre volte dopo il completamento dei lavori e ogni volta ripensiamo alle notti passate lì fra trucioli di legno e attrezzi, in una solitudine densa di significato.

Il panorama mozzafiato che si gode sull’esterno, ispira e riporta a geste alpinistiche passate e future. Insomma, un progetto che non ci stancheremo mai di raccontare e ricordare.

Se non riuscite a venire sulle Dolomiti Bellunesi per vederlo con i vostri occhi, ecco alcune immagini che ci auguriamo ve lo possano far apprezzare.